15 marzo 2013Luca Paternoster

Quinto appuntamento con Professione Transformer, il format ideato da Impact Hub Rovereto per presentare e conoscere i nuovi professionisti dell’innovazione creativa: lavoratori la cui identità è di difficile definizione, la cui professione non rientra nelle categorizzazioni standard. Per questo appuntamento Impact Hub Rovereto di avvale della collaborazione con il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Rispondere alle domande “Cosa fai? Di cosa ti occupi?” diventa così complicato che quando Impact Hub ha chiesto all’ospite del prossimo appuntamento di “presentarsi in tre righe”, lui ha risposto così:

 Luca Paternoster (Omodei)

“art director/artista” trentino

“esperto” in comunicazione.

Mi stanno chiedendo di scrivere tre righe su di me.

Le uniche che mi son venute in mente:

luca

  (TRE RIGHE SU DI LUI)

 Ps. Le virgolette su art director/artista ed esperto le ho messe io.

Cosa significare fare l’artista oggi? Che tipo di contesto è quello trentino e quali sono le dinamiche che lo attraversano? Come vive un creativo oggi? Queste sono solo alcune delle domande sottoposte a Luca Paternoster per cercare di delineare la sua professione, per capire chi è e cosa fa. Oppure no.

9 aprile 2013 Angelo Demitri Morandini http://www.angelomorandini.it/

L’appuntamento di questo mese è stato realizzato in collaborazione con il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, di nuovo l’ospite è stato un artista presente nell’ADAC – Archivio di Documentazione degli Artisti Contemporanei attivi in Trentino. Angelo Demitri Morandini ha recentemente condotto un laboratorio didattico con il pubblico del Museo, proprio da quest’esperienza è partita la discussione a Impact Hub Rovereto; l’artista ha presentato le “Tele Sociali”, l’output realizzato con i partecipanti degli appuntamenti al Mart: partendo da un modulo triangolare, Morandini ha invitato i suoi collaboratori estemporanei a costruire una composizione astratta che si è sviluppata in modo imprevedibile, rendendo ogni partecipante protagonista di un processo creativo partecipato, in una dimensione sociale. “Accade che in uno stesso spazio possano convivere tracce di vite diverse, ideologie contrastanti, pensieri incompatibili. Il lavoro è semplicemente un invito alla possibilità.” ha detto l’artista. Durante Professione Transformer, Morandini ha raccontato che cosa significa essere un artista oggi e come può l’arte riappropriarsi del proprio ruolo sociale, sviluppare l’inclusione, favorire la coesione all’interno di una community. Tutte tematiche care a Imapct Hub Rovereto che da sempre vuole favorire un nuovo approccio lavorativo che abbia ricadute sociali positive che promuovano consapevolezza, sostenibilità, partecipazione. Morandini inoltre ha raccontato dal punto di vista professionale, spiegando come gestisce la sua attività, quali sono i suoi obiettivi e analizzato assieme ai presenti il contesto trentino.

18 aprile 2013Francesco Capponi http://www.francescocapponi.it/canale.asp

“Professionisti Transformer? Eccone un altro: Francesco Capponi che fotografa i sogni” (di Anna Quinz per Franzamagazine)

Siamo tanti. E’ evidente. Noi professionisti transformer siamo in mezzo a voi, ci incontrate al bar la mattina a bere il caffè, al supermercato a comprare la carta igienica, al bancomat a fare un estratto conto, il sabato pomeriggio a passeggiare in centro. Siamo come tutti voi, solo che alla domanda “che fai nella vita?” abbiamo una rosa di risposte molto più vasta e complicata di molti altri. Si perché noi facciamo un mestiere che è tanti mestieri, facciamo un mestiere che probabilmente per vostra nonna è incomprensibile (anche per una nonna giovane, o una cugina, per dire), perché non sta mica dentro una scatoletta tipo “avvocato”, “dottore”, “ingegnere”. Però, ora che ne ho incontrati parecchi di transformer come me, posso dire con serenità che questo non-inscatolamento rende felici. Impact Hub di Rovereto, da un po’ invita questi non-scatolati a fare due chiacchiere, a presentarsi, a spiegare le loro vite ai loro simili ma anche agli scatolati curiosi. Giovedì 18 è il momento di Francesco Capponi, artista e fotografo che è un trasformista più vero del vero, anche perché quello che fa lui è una cosa bella e strana: fotografa i vostri sogni. Eccolo qui.

Cosa significa per te essere “transformer”? Quando ti chiedono cosa fai nella vita, cosa rispondi?Non so esattamente cosa significhi. Per me è non avere una professione riconosciuta, ma barcamenarmi cercando di mangiare facendo le cose che mi piacciono e che so fare.Quando mi chiedono cosa faccio balbetto qualcosa di indefinito o mi arranco in lunghe e complesse spiegazioni. Anche se non mi piace a volte per sintesi rispondo “Artista” o meglio “faccio arte” solo per dare una figura più riconoscibile, purtroppo quando rispondo così solitamente segue la domanda “si ma per vivere?” E ritorno a balbettare e arrampicarmi. Più spesso cambio discorso o fingo un malore.

Visto quello che fai, che rapporto ha Francesco con gli oggetti? Gli oggetti fanno spesso parte del mio lavoro. Penso che abbiano una vita loro, una loro storia e gioco a raccontare il loro punto di vista. Se trasformo un oggetto già esistente in una macchina fotografica, lo uso per fotografare solo determinate cose, quelle che quell’oggetto penso voglia raccontarmi. Così un cappello a cilindro diventa una macchina per fotografare conigli, mentre un uovo ritrae quella parte di me che non vuole crescere.

Dicono che nel tuo laboratorio fotograferai i sogni. Che vuol dire? Chiederò alle persone di farsi fare un ritratto con una piccola scatolina fotografica. La macchina è studiata per chiedere al soggetto di stare cinque minuti immobile di fronte ad una forte luce. In quei cinque minuti di immobilità con gli occhi chiusi chiederò a chi accetta la prova di estraniarsi per inventare la propria vera professione partendo dalla propria vita ma fondendola alle proprie passioni o fantasie e soprattutto ai propri sogni. Per cinque minuti vorrei che pensassero alla domanda “cosa farai da grande?” per rispondere come non hanno avuto il coraggio di fare nemmeno da bambini.

Quanto è liberatorio, se lo è, essere un professionista trasversale? Per vivere, per volere o destino, fuori da schemi prestabiliti, bisogna sapere sempre reinventarsi, questo costringe ad aprire la mente, a restare curiosi e rischiare nuove imprese. Questo è liberatorio, forse è quello che mi serve per sentirmi vivo. Il problema è che sono inadeguato a questa società e faccio quello che faccio perché è l’unica cosa che so fare. Che voi lo consideriate una professione o meno, è già un enorme traguardo!

Il precariato, caratteristica fondamentale del transformer, secondo te è un valore o un limite? Dal doversi mettere continuamente in gioco, se uno non si lascia scoraggiare, possono nascere cose nuove e originali. La crisi ci impone di inventare lavori pieni di fantasia e ci sta riportando allo stesso tempo a lavori manuali tradizionali. Ricollocare in maniera nuova tecniche e idee è quello che vorrei fare. E vedo che molti la trovano una buona soluzione alla crisi.

Come e di cosa vive, oggi, un transformer, in particolare Francesco? Me lo chiedo spesso. Lo scopro ogni giorno anche io. Fondamentalmente mi arrangio.

Come dovrebbe poter vivere in un mondo perfetto? Avendo la possibilità di trasformare i propri sogni e le proprie visioni in realtà.

Consigli per un transformer perfetto? Cerca di sbagliare in maniera sempre nuova. Credi sempre in quello che fai. Non ascoltare i miei consigli.

16 maggio 2012 ok Nicola Farrnato https://www.mysmark.com/

L’ospite del mese di maggio è stato Nicola Farronato, un imprenditore che a Dublino ha realizzato la sua idea professionale.  La sua startup, MySmark, è nata per permettere agli internauti di condividere le emozioni! Durante Professione Transformer, Farronato ha raccontato che cosa significa essere uno dei numerosi “italiani all’estero” e come un’idea imprenditoriale possa favorire la coesione della community virtuale. Tutte tematiche care ad Impact Hub Rovereto che da sempre vuole indagare quali possano essere i nuovo approcci lavorativi e come il “fare impresa” possa avere ricadute sociali che promuovano consapevolezza, sostenibilità, partecipazione. Nicolal Farronato, che su twitter si descrive così “Founder, young european avantgard mind, Africa lover, in search of happiness, fond of emotions, CEO at b-sm@rk!” si è raccontato ad Impact Hub Rovereto partendo dalle sue idee, spiegando come gestisce la sua attività, quali sono i suoi obiettivi e ha analizzato con il pubblico presente il contesto europeo. Insieme, per capire come possa funzionare il modello di business di un’azienda che si presenta chiedendo di “condividere quello che provi su persone, cose luoghi”.

1 ottobre 2013 Andrea Poletti http://www.benetural.com/

Ospite di questa insolita localizzazione della rassegna “Professione Transformer” è Andrea Paoletti, Founder, Coordinatore e Presidente dell’Associazione Casa Netural. Casa Netural è uno spazio di socializzazione e collaborazione, dove incontrare professionalità per creare nuovi progetti, ampliare la rete e avere impatto sociale. Uno spazio di co-working e co-living, dove imprenditorialità e creatività sono alla base di ogni progetto. Una casa dove persone locali e ospiti stranieri si incontrano e pensano a come riprogettare la vita e il territorio e che intende diventare un punto di riferimento nel territorio.

 

26 novembre 2013 Andrea Perini http://terzopaesaggio.org/

Andrea Perini, fondatore di Terzo Paesaggio,  stato ospite a Impact Hub Rovereto per la rassegna “Professione Transformer. L’obiettivo di Andrea Perini è la ricerca di un “altro mercato” nel quale proporre spettacoli per ottenere la crescita di nuovo pubblico, con modalità originali. L’idea, finalizzata alla promozione e distribuzione di spettacoli, si basa su un’analisi approfondita dei problemi del sistema e del mercato e trova una fertile suggestione in Gilles Clément – filosofo e architetto paesaggista – che parla del délaissé, della necessità di valorizzare le zone residuali. Per verificare e sondare questo nuovo, potenziale “altro” mercato, Andrea Perini effettua l’indagine itinerante “bùxula. orientamenti ignoti” un viaggio-inchiesta per generare contatti, sviluppare relazioni e porre quesiti: “Di quale teatro hai bisogno e perché”? L’azione, avviata con il coinvolgimento delle professionalità di Valentina Angeleri, Christel Martinod, Anna Merlo e to.müll, è iniziata a Milano a “Fa’ la cosa giusta”, fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili ed è proseguita con un viaggio in camper tra circa trenta strutture culturali nazionali. Il fine dell’indagine è la creazione di una nuova rete tra operatori culturali, artisti e pubblico.