Francesco Capponi è un artigiano, un fotografo, un artista, un bottegaio insomma una persona la cui professione è di difficile definizione e che lavora con gli oggetti più disparati. Nato del 1976 a Perugia, è stato ospite a Impact Hub Rovereto per allestire la seconda tappa di “Stavo solo riposando gli occhi” un progetto espositivo realizzato con il coinvolgimento di tutti coloro che vorranno partecipare. Il 18 aprile2013, dalla mattina a metà pomeriggio Capponi fotograferà i sogni, o meglio: le espressioni che ognuno di noi ha mentre “sogna” la propria professione ideale (reale o fantastica). Lo spazio Impact Hub è stato per un giorno un set fotografico: i partecipanti sono stati invitati a mettersi in posa per diversi minuti, con gli occhi chiusi, e sono stati fotografati mentre immaginavano la professione ideale. Gli scatti sono diventati piccole scatole fotografiche artigianali, pezzi unici realizzati dall’artista: dotate di un foro stenopeico e caricate con carta fotografica positiva in B/N (Ilford Harman Direct Positive) contenenti i ritratti dei partecipanti, allestendo così gli uffici di The Hub Rovereto fino al 31 maggio 2013. Ogni partecipante, è stato invitato a riflettere sulla propria condizione e sui propri sogni, ha potuto poi osservarsi dall’esterno diventando soggetto/oggetto dell’opera. Quello richiesto ai partecipanti è stato un piccolo sacrificio: restare immobili per un lungo tempo di esposizione, di fronte a un faro potente che illumina il set e che in qualche modo “disturba” il sogno. La condizione di immobilità (oltre che necessaria per la riuscita della fotografia) è una costrizione fisica innaturale e autoimposta come, in maniera uguale e contraria, è quella di molti lavori (in fabbrica, in ufficio o in auto per esempio). Diversamente da ciò che accade durante le ore di lavoro, però, la richiesta è stata quella di immaginare, di sognare, di chiudere gli occhi e inventare nuove condizioni lavorative. Durante l’esposizione, infatti, l’artista ha chiesto ai partecipanti di immaginare la propria professione fantastica, partendo dal lavoro reale, dai sogni, dalle passioni e reinterpretando il tutto in maniera creativa. Le fotografie sono state sviluppate in loco con una camera oscura portatile costruita dallo stesso Capponi e contenenti, come le fotografie identificative, alcune semplici informazioni: nome, età e professione fantastica. Il progetto “Stavo solo riposando gli occhi” è stato realizzato un anno e mezzo fa a Milano durante “Turno 14|22” mostra collettiva allestita a Cascina Cuccagna.